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Roma

Finalmente ad Arcadia

Beate Gantz ci mostra un’immagine contemporanea della villa di Adriano con singole colonne, che attraverso la forza dei colori sembrano allontanare il luogo mistico dalla realtà conferendogli d’altra parte nuova vita. Come lo stesso Adriano con le sue colonne doriche su pianta rettangolare, anche l’artista è alla ricerca di sé stessa e del suo stile, e trova nei frammenti del tempio i resti di quella spiritualità accennata nel primo romanticismo e più tardi pienamente ripresa dalla splendida arte barocca.

Beate mostra quella sensualità morbosa di un regno ormai caduto, conferendo alle colonne un valore volutamente fisico e accentuandone l’aspetto estetico. Attraverso l’esagerata dinamicità, sembra che tale valore vada sempre più perso. In questo senso, Beate Gantz riprende inequivocabilmente il concetto di decadenza, caratteristico dell’arte moderna viennese, ricollegandosi alla culla della psicoanalisi.
Ciò diventa visibile anche nell’intrecciarsi di decorazioni ornamentali e di teste, il tutto contornato dal magico numero 7, che ritorna nella città delle 7 colline, dei suoi 7 re e dei suoi papi.


Margareth Dorigatti
direttrice artistica del workshop ROM 2004

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